Venerdì 19 dicembre, ore 17.00
La religiosità dei marinai. Fede e superstizioni.
Conversazione di Maura Silvagni

Si dice che i marinai sono più superstiziosi che religiosi; si dice anche che, con l’avanzare della civiltà, la superstizione ha dato luogo alla religione. Si può uscire da questo labirinto pirandelliano con una semplice e precisa affermazione: il marinaio ha sempre pregato. Alfonso Lamartine, sulla nave che lo portava in Oriente, scriveva: “Se la preghiera non fosse nata insieme con l’uomo, sarebbe sorta sul mare, dal cuore dei marinai, soli con i loro pensieri e con la loro debolezza sotto l’abisso del cielo e ove tutti gli sguardi si perdono e sopra l’abisso del mare dal quale solo un leggero scafo li separa …”. Alle parole del poeta francese possono far risconto i proverbi d’ogni parte d’Europa, briciole cadute dall’abbondante tavola dell’esperienza, se non della sapienza umana e passate di bocca in bocca. Vari aspetti della religiosità marinara si manifestano durante la permanenza in mare, nei riti propiziatori che si svolgono a terra, negli ex voto a memoria dello scampato pericolo nei sinistri marittimi, negli atti di devozioni per la Vergine e i santi patroni.
